Come si fa uno statuto? A ciascuno la sua ricetta

Non esiste la ricetta perfetta per lo Statuto perfetto. Esiste solo la vostra ricetta per il vostro Statuto.

Come si fa uno Statuto? O meglio, come si fa uno Statuto che funzioni?

Noi di statuti ce ne intendiamo, farli è il nostro mestiere, perciò possiamo parlarne con cognizione di causa e darvi una risposta molto semplice: DIPENDE.

Uno statuto è un po’ come una buona ricetta, tutto dipende da cosa vogliamo ottenere e quindi dagli ingredienti che intendiamo, o meglio, dobbiamo utilizzare. Indossiamo dunque i panni dello chef – la metafora culinaria, l’avrete capito, ci ha conquistati – e, prima che vi venga appetito sul serio, vediamo nel dettaglio quali sono le diverse preparazioni possibili e gli ingredienti che le compongono.

Cominciamo col dire che, come ricordato nel nostro articolo dedicato ai Cinque passi per costituire un’associazione, la prima, fondamentale, cosa da considerare è lo scopo. Perché state costituendo un’associazione? Qual è l’obiettivo o gli obiettivi che vi ponete? Solo quando avrete chiarito questo punto e stabilito di conseguenza quali attività intendete svolgere potrete capire quale tipo di Statuto preparare.

Mentre decidete, per facilitarvi il compito analizzeremo alcuni dei principali tipi di associazione, dedicando un approfondimento alle peculiarità dello Statuto e alle normative che regolano ciascuno tipo. Ne abbiamo individuati otto:

  • Associazioni Culturali
  • Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD)
  • Associazioni di Promozione Sociale (APS)
  • Associazioni ricreative e circoli
  • Organizzazioni di Volontariato (ODV)
  • Onlus
  • Comitati
  • Fondazioni

Come detto la discriminante principale è lo scopo che l’associazione si pone – chiara e immediata la differenza tra un’associazione sportiva e una culturale – ma non è detto che sia l’unica, anche le formalità burocratiche, come ad esempio l’iscrizione in un registro, servono a categorizzare. Inoltre può capitare che un’associazione porti avanti i propri obiettivi in campi diversi e che dunque travalichi una categoria, invadendone un’altra.

La scelta della forma associativa e del relativo può essere complessa. Non è consigliabile muoversi a caso.

Quali sono i tipi di associazione più comuni? Una domanda semplice che richiede una risposta complessa, a seconda del suo scopo e di alcune formalità burocratiche. L’elenco che segue, dunque, va preso come specchietto indicativo con l’avvertenza che, se mai vi prenderete la briga di fare una ricerca online, difficilmente troverete sull’argomento informazioni univoche e documenti veramente affidabili.

Associazione Culturale (o Associazione da Codice Civile)

Potremmo dire che questo tipo di associazione racchiude tutti i tipi di rapporto associativo che non rientrino in una delle specifiche tipologie indicate di seguito. Questa tipologia corrisponde al profilo generale di associazione e proprio per l’ampiezza degli scopi, è la più diffusa. Svolgono attività soprattutto in campo culturale, artistico, musicale, sovrapponendosi spesso e volentieri con gli altri tipi di associazioni – quante volte un’associazione culturale è anche un circolo con somministrazione? – e possono organizzare eventi, mostre, corsi, anche in collaborazione con altri enti, sia pubblici che privati.

Vantaggi: Semplicità di creazione – Ampiezza obiettivi perseguibili

Svantaggi: Indeterminatezza – Difficoltà nel distinguere attività istituzionali da attività collaterali.

Esempi concreti: Corsi di fotografia – Organizzazione gite.

Associazioni Sportive Dilettantistiche

Le Associazioni sportive dilettantistiche, meglio note come ASD, si contraddistinguono – nomen omen – per il fatto di organizzare attività sportive unicamente per i dilettanti e non per i professionisti. Possono inoltre organizzare servizi didattici per l’avvio, l’aggiornamento e il perfezionamento delle attività sportive.

E’ importante ricordare che per essere a tutti gli effetti una ASD – e beneficiare quindi delle agevolazioni fiscali conseguenti – è assolutamente necessario essere iscritti al Registro nazionale delle società sportive – istituito dal CONI – affiliandosi a un Ente di Promozione Sportiva, una Federazione Nazionale o una Disciplina Sportiva Associata.

Vantaggi: Definizione chiara scopi associativi – possibilità di “pagare” i collaboratori sportivi in maniera semplificata – Possibilità di avere attività commerciale preponderante.

Svantaggi: Necessità di uno Statuto stringente – Obbligo di affiliazione a un ente “gerarchicamente superiore”.

Esempi concreti: Polisportiva – Scuola di ballo – Organizzazione tornei ed eventi sportivi.

Associazioni di promozione sociale

Con le Associazioni di Promozione Sociale – APS per brevità – incontriamo il primo caso di differenziazione che va al di là gli scopi. L’APS infatti è un ente che – definizione tecnica –

rivolge la propria attività di utilità sociale, con intento di solidarietà e di partecipazione, agli aderenti o a terzi. Cosa vuol dire questa frase? Tutto e niente. Ciò che differenzia davvero queste associazioni è l’iscrizione in un Registro gestito solitamente su base regionale.

Vantaggi: Famigliari conviventi degli associati sono equiparati agli associati stessi – Quote e i contributi non vengono considerati ai fini dell’imposta sugli intrattenimenti – Estensione di alcuni vantaggi tipici delle Onlus, ad esempio le tariffe postali.

Svantaggi: Obbligo di iscrizione in registro regionale – Difficoltà nel definire la specificità dell’associazione.

Esempi concreti: Di tutto un po’. Quello che è certo è che non possono diventare APS i partiti politici, le organizzazioni sindacali e quelle professionali.

Associazioni ricreative/Circoli

Si tratta di un’altra forma non definita per legge che può assumente la forma dell’associazione culturale, della APS o della ASD. Ma è bene specificare che solitamente lo scopo statutario è quello di occuparsi dei momenti di svago dei soci, offrendo loro la possibilità di frequentare la sede del club – il cosidetto circolo – che in questo caso diventa un vero e proprio luogo di ritrovo. Spesso succede che nella sede vi sia un bar, o un ristorante il cui utilizzo è riservato esclusivamente ai soci.

Vantaggi: Possibilità di gestire più tipologie di attività – Possibilità di somministrare alimenti e bevande

Svantaggi: Maggiori controlli da parte delle autorità, sopratutto se è presente il bar

Esempi concreti: Circolo biliardo – Associazione musicale

Organizzazioni di volontariato

L’attività di volontariato è quella prestata in modo spontaneo e gratuito all’interno di organizzazioni che siano costituite esclusivamente per fini di solidarietà. Da questa definizione capiamo due cose: l’attività delle OdV può manifestarsi nei più diversi settori, dall’assistenza ai malati fino alla conservazione dei beni culturali. La loro peculiarità specifica sta nel rapporto con i collaboratori/associati. L’associazione dovrà infatti avvalersi in modo prevalente delle prestazioni personali, volontarie e gratuite degli aderenti.

Vantaggi: Definizione dettagliata degli scopi associativi – Possibilità di equiparazione automatica alle Onlus se iscritti nell’Albo Regionale delle OdV.

Svantaggi: Impossibilità pressoché totale di pagare dei compensi ai soci, esclusi i rimborsi spese dettagliati.

Esempi concreti: Assistenza ai malati – Tutela ambientale.

Onlus

Organizzazione non lucrativa di utilità sociale, alias Onlus, sigla spesso abusata. Con questo termine si indica una categoria a cui possono aderire alcuni tipi di associazioni operanti nel campo del volontariato, della cultura, dello sport con finalità di solidarietà sociale e che godono di un regime fiscale particolarmente favorevole. Anche in questo caso, dunque, a differenziare il tipo d’associazione non è lo scopo prefissato o l’attività svolta, ma l’iscrizione in un’apposita anagrafe, tenuta dall’Agenzia delle Entrate e alcune indicazioni di legge riguardanti lo Statuto

Vantaggi: Agevolazioni fiscali maggiori e più diffuse rispetto alle altre associazioni – Definizione dettagliata degli scopi associativi.

Svantaggi: Possibilità di operare in un solo campo – Grandi vantaggi = grandi controlli

Esempi concreti: Vale quanto detto per le APS e per le OdV

Comitati

Il Comitato è una forma particolare di associazione costituita da un gruppo di persone che si riuniscono per raccogliere fondi per uno scopo specifico, generalmente di interesse pubblico e comunque a scopo benefico. La particolarità di questa tipologia sta sopratutto nel rapporto con gli aderenti che solitamente non sono associati/membri del Comitato, ma terzi che ne condividono gli scopi e per questo versano un contributo.

Vantaggi: Specificità dello scopo – Possibilità di ricevere fondi da terzi.

Svantaggi: La durata dell’associazione è legata al raggiungimento dello scopo – Limitata azione associativa.

Esempi: Raccolta fondi per restaurare un bene artistico o per la ricerca.

Fondazioni

Una fondazione è un’organizzazione, istituita da un fondatore per l’appunto – una persona fisica, ma anche un’azienda – che ha devoluto dei beni vincolando il loro utilizzo al perseguimento di uno scopo non economico, il cui raggiungimento è compito degli amministratori designati. Spesso e volentieri le fondazioni assumono lo status di Onlus.

Vantaggi: Agevolazioni fiscali nella gestione dei patrimoni assegnati alla fondazione

Svantaggi: Costi di costituzione – Necessità di un patrimonio iniziale “adeguato”. Conoscete qualcuno di molto ricco?

Esempi: Conservazione di opere d’arte – Sostegno ricerca scientifica.

Dopo questo elenco avrete capito che il ventaglio di scelte per chi intende affacciarsi al mondo dell’associazionismo è estremamente ampio e le possibilità molteplici. Dunque, voi di quale ricetta avete bisogno? Non ti è ancora chiaro?

Niente paura, l’importante è essere entusiasti e affidarsi a mani esperte.